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Centro di Documentazione Etrusco Rocca di Frassinello – Gavorrano

Il Museo Il percorso di visita espone una selezione di oggetti vòlti a comprendere usi e costumi degli Etruschi, con un’attenzione particolare al consumo del vino e al suo ruolo nella società del tempo: obiettivo è riannodare il filo che attraverso il vino lega la moderna viticoltura all’antica civiltà etrusca che, proprio su queste terre, fiorì oltre 2.500 anni fa. Ritrovati in gran numero all’interno delle sepolture, i vasi legati al vino rappresentano un elemento centrale nel sistema di autorappresentazione dei defunti ma sono anche testimonianza di commerci, produzioni locali, scambi di doni tra aristocratici e pratiche conviviali che mutano nel tempo. Esemplare in tal senso è lo stamnos a figure rosse realizzato in Grecia attorno al 480 a.C. e rinvenuto nel tumulo 9 di San Germano: utilizzato per mescolare vino e acqua, ci mostra come sia stato ormai completamente recepito il consumo del vino secondo la moda greca anche nel territorio di Vetulonia, dove, ancora nella seconda metà del VII sec. a.C., si assisteva alla creazione di vasi per mescolare il vino del tutto originali, come dimostra il kantharos monumentale decorato da anatrelle ritrovato nella necropoli di Santa Teresa di Gavorrano. La sala espositiva, allestita dall’architetto Italo Rota creatore del Padiglione del Vino all’Expo e del Musée d’Orsay a Parigi, trae ispirazione dalla decorazione dello stamnos attico su cui sono raffigurati Dioniso e le menadi – riprodotti anche in stampa 3D – intenti a bere e ballare accompagnati dal suono del flauto. L’esperienza di visita, accompagnata da musiche di ispirazione etrusca appositamente create da Stefano Cantini, è quindi una combinazione perfetta che unisce vino, architettura e storia e che permette di scoprire questo territorio tutto da esplorare.

L’area archeologica di San Germano Il sito di San Germano, oggi noto soprattutto per la sua necropoli che occupa entrambi i lati del torrente Sovata, costituisce una delle più importanti testimonianze del territorio settentrionale dell’antica Vetulonia. Qui, a partire dalla seconda metà del VII sec. a.C., sorge un insediamento che giunge fino al I sec. d.C. e che probabilmente basava la propria fortuna sul controllo dei traffici commerciali e sulle risorse agricole. L’area archeologica, liberamente accessibile al pubblico, è situata all’interno della tenuta vinicola e racchiude al suo interno una serie di tombe a tumulo costruite tra la seconda metà del VII secolo a.C. e la prima metà del VI secolo a.C. Un percorso di vista, guidato dai codici QR e da apposita cartellonistica, si snoda attraverso la macchia mediterranea e permette di osservare alcuni esempi dell’architettura funeraria tipica di Vetulonia e del suo territorio in epoca etrusca. I reperti recuperati all’interno delle sepolture – oggi esposti nel museo situato all’interno della cantina – fanno riferimento a produzioni locali (come i vasi in bucchero e la ceramica etrusco-corinzia) ma anche ad importazioni (soprattutto dalla Grecia) e ci parlano di una comunità ricca e ricettiva che doveva rivestire un ruolo centrale per il territorio di riferimento. L’area archeologica rappresenta inoltre un chiaro esempio di collaborazione tra pubblico e privato, frutto di un progetto che dal 2015 ha unito Soprintendenza, Università di Firenze e azienda Rocca di Frassinello e che prosegue ancora oggi, grazie agli scavi archeologici condotti annualmente dall’Università che hanno permesso di individuare un’area abitativa a vocazione agricola in prossimità della necropoli.